Stamattina mi leggo tutto d’un fiato il libro di Luca Delli Carri, “Quindici volte“ una biografia sulla vita del più grande campione di motociclismo di tutti i tempi: Giacomo Agostini. Il titolo è il numero delle vincite come CAMPIONE DEL MONDO, nessuno lo eguaglia ancora e il suo titolo lo tiene saldo come “il VINCENTE”!
Ripercorro praticamente tutta la sua vita, in uno spaccato a tratti dirompente tra la grande passione nata ferrea fin da subito, la tenacia, la voglia di correre, le prime vittorie, la fama, le donne, la filosofia 😀 Incomincio dapprima con un po’ di distacco, ma dopo qualche pagina mi ha già conquistata! Ultimamente sono attratta dalla vita dei campioni, mi incuriosisce scoprire quali siano gli elementi comuni dei “vincenti” come li ha ribattezzati l’autore. La mia curiosità sale ad ogni pagina, tanto che ad un certo punto sfoglio con ingordigia le cento foto inedite scelte direttamente da Giacomo. Una scelta scrupolosa come tutta la vita del vincente! Selezionate con cura maniacale senza lasciare spazio decisionale al povero biografo.
Caro Luca*, hai escogitato uno stratagemma davvero intrigante e geniale, per narrarci la vita di questo grande personaggio, un alter ego dai connotati diametralmente opposti, da una vita sostanzialmente “normale” un po’ squallida, il personaggio di Carlo Zerbi, detto Nao che per tutto il corso del libro sarà il giornalista inventato di sana pianta, che avrà il compito di redigere la super intervista a Ago. Bellissimi i momenti inattesi, in cui Nao, riascoltando il nastro della registrazione dell’intervista, si mette a riflettere e si sofferma a cercare attinenze tra la propria vita e quella del campione e riesce perfino a scovarle, a sentirsi in qualche modo “contagiato” dalla vita in perenne ascesa di Giacomo.
Seguendo il flusso delle domande, scopro i tanti passaggi obbligati della vita in cui un campione della portata di Agostini, rilancia la sua filosofia: ad ogni caduta corrisponde una rialzata, scoprire che solo con una forte spinta interiore, una capacità di resilienza e di sviluppo delle proprie qualità si può arrivare al successo e soprattutto a mantenerlo. Nao, come tutti noi, si chiede quale sia la caratteristica che differenzia un campione da un uomo qualunque e alla fine ce lo spiattella, strappandoci anche un sorriso:
“cos’ha di diverso un uomo con le palle?”
Puoi derapare, avere la moto più bella, ma se non hai il cronometro dalla tua parte, se non stai guidando la moto più forte, “con la tecnologia” come gli suggerisce il padre del vincente, se non sei in forma, completamente centrato, meticoloso e preciso, se non tieni tutto sotto controllo con la consapevolezza (purtroppo ai tempi molto più reale) che potresti rischiare anche la vita, allora non potrai dire di avere le palle, ma sarai solo uno dei tanti che monta una moto (o la vita, aggiungerei io) per fare un breve percorso, un percorso che non ti porterà al podio.
Quindi le prime tre cose fondamentali per avere le cosiddette:
– una forza della natura;
– volontà di ferro;
– sviluppare le qualità per restare un vincente.
Alla fine della lettura del libro, non solo ne sono rimasta coinvolta e affascinata da quest’uomo così bello, sicuro di sé, principalmente “nato con la camicia” e convinto di essere nato con la camicia. Nessuno, proprio nessuno avrebbe potuto fargli cambiare idea. Questa è la qualità che mi ha colpita. Nei momenti bui, nei momenti di crisi, se così posso permettermi di chiamarli, Giacomo si auto-sprona; coach di se stesso, cerca di evitare di pensare a cose negative, perché i vincenti lo sono sempre e quando arrivano loro non c’è più storia per nessun altro! È proprio una questione di mentalità, di tenersi in tiro, come se la propria persona fosse in competizione e continua simbiosi con la propria moto.
La moto deve essere perfetta, funzionare alla perfezione e così la mente di un vincente deve girare in comunione di intenti con l’obiettivo prefissato, migliorare il proprio personale, corrisponde a migliorare il modo di concepire se stessi lungo il percorso.
La differenza è questa: tenere alto il morale, essere precisi, nella fase dell’attacco dare il meglio di sé! NON MOLLARE MAI! Tenere i pensieri centrati, non lasciare che nulla possa prendere il sopravvento. Ai tempi della TT (Tourist Trophy, di cui si tratta molto nel libro) dove non c’erano vie di fuga durante le gare, ma guardrail che si portavano via ogni anno personaggi noti, motociclisti che perdevano la vita, erano purtroppo, all’ordine del giorno. Montare in sella in quelle condizioni era un terno al lotto! Poteva accadere di tutto e anche al vincente, ma la differenza è che il vincente non lo pensa mai.
Ripete… “Potrebbe accadere, ma a me non succederà. Il Gesù dei motociclisti sarà dalla mia parte…”
Questo ha un potere enorme nel dissolvere le ansie, e aumentare la certezza che tutto andrà bene. Avendo letto il libro tutto in un fiato, ho colto questo tratto più volte, in vari momenti del racconto. La sensazione che Giacomo avesse un bisogno incredibile di sentirsi sicuro nella sua passione, pur essendo consapevole dei rischi che poteva correre.
Tanto che ogni volta che salutava la madre con il bacio, si girava dall’altra parte trattenendo le lacrime al pensiero che avrebbe potuto non rivederla più.
Questi momenti delicati e sensibili, raccontati quasi con freddezza… ma con grande coraggio e determinazione, i momenti del pianto, che ho trovato di una tenerezza incredibile in cui un grande, un vincente o comunque un uomo si racconta mostrando il verso più fragile di se stesso, in cui si perde nelle lacrime. Una grande intensità umana, mi sento accomunata, come donna e come persona comune, con una semplice vita.
Ma poi niente, dopo le lacrime, i pensieri che a ritmo incalzante tornavano in corsi e ricorsi, niente! La passione chiamava, ed era più forte della paura.
Forse il vincente ha compreso la verità della vita? Compiendo questa scelta adrenalinica, abbia compreso la fatalità e la incertezza intrinseca dell’esistenza e quindi ne abbia saputo goderne appieno?
Ho sempre pensato che i motociclisti professionisti avessero un briciolo di pazzia.
Mi sono sempre chiesta: “Perché fare uno sport che potrebbe ammazzarti?” Eppure leggendo questo libro, leggendo la vita dei grandi come ho potuto fare anche con altri campioni, come Ubbiali, ho trovato un elemento comune.
La consapevolezza, il potere di recuperare secondi, di non sprecare tempo, di ottimizzarlo con la tecnologia… con la perseveranza, ma anche con un senso della misura, di non perdere la testa quando tutto va bene, tutto “fila liscio come l’olio”, imparare a cogliere i messaggi e avere grandi intuizioni su ciò che non va, per correggere il tiro ed essere efficaci sempre, perché è vero che potresti avere delle intuizioni che sono solo coincidenze, ma se ogni volta ci azzecchi, forse non sono coincidenze ma sei tu che ci azzecchi e ci sai fare! Ecco, il vincente lo sa fare! E ne è consapevole, sente quello che gli altri non colgono, come quella volta che Giacomo sapeva perfettamente che la sua moto non era a posto e non era per nulla tranquillo, e i meccanici hanno smontato l’intera moto la notte prima della gara, lavorando fino alle quattro della mattina e infine trovano il cavillo e soddisfatti mettono a punto la moto! Alle sette sono già tutti in piedi per la giornata della gara. Come si può sentire un vincente che espone un dubbio e il suo team, il suo staff, smonta tutto e rimette tutto in ordine? Questa fiducia illimitata nelle tue capacità non può che fare bene al cuore, darti ancora più carica…!
Quindi altro punto a favore di un vincente: uno staff che sia in comunione costante, non ti rompa le scatole e sia sempre a tua disposizione qualsiasi sia l’esigenza. Notte e giorno.
Ho scritto di getto, le mie sensazioni, un libro come questo dovrebbe essere letto a scuola, dato in mano ai ragazzi per imparare cosa significhi la vita e la morte. Come affrontare le paure. Quando invece di sfuggerle le sfidi e rimango affascinata dal modo introspettivo con cui Luca racconta la storia di un centauro, un uomo che diventa un tutt’uno con il suo mezzo, lo trasforma nella sua passione, nell’obiettivo primario della sua vita, praticamente fin da quando è piccolo.
Luca, perdona il tono confidenziale con cui ho portato avanti il mio articolo dandoti del tu! Devo confessare che mi è sembrato di ascoltare mio padre, pressapoco dell’età del campione (per me tra l’altro campione ugualmente nel mio cuore) quando incomincia a narrare delle sue scorribande in moto, come quella volta che all’età di quindici anni si mise in sella della sua moto, di nascosto, partendo dal suo paese di provincia, destinazione Genova, così di punto in bianco! Una volta i controlli erano pari a zero e così rivedo delle attinenze con questo giovane ragazzino, dall’entusiasmo vibrante, contagioso e impossibile da fermare!
Seguitemi perché non ho ancora finito di chiacchierare con voi di questo libro!
È troppo bello…
Mary
Staff MotoPier
3 thoughts on “Quindici volte – sfidando la vita da campione Giacomo Agostini”