Una Moto in Nuova Zelanda
di Nick Murdaca
È passato un po’ di tempo dalla volta in cui il mio caro amico Oscar mi ha raggiunto in pausa pranzo, in sella alla sua mastodontica Honda Goldwing Trike, per raccontarmi il suo ultimo viaggio in solitaria.
Ho voglia di vedere, con i suoi occhi da motociclista, la Natura addomesticata da dighe immense, e strade che si avvolgono come spire di un serpente, fin sulla cima innevata di una montagna. A volte selvaggia, per imbattermi in fiumi carsici, fiordi dalle pareti granitiche, e cieli turchesi riflessi in corsi d’acqua che modellano da secoli profondi Canyon.
Quando ci eravamo rivisti, mi aveva detto quanto si emozionasse, e si ritenesse fortunato, nel poter ammirare i panorami incontrati nei suoi viaggi:
«Attraversare certe foreste di abeti, querce, felci giganti, e fiancheggiare pinnacoli rocciosi che costeggiano spiagge dorate, mi fa stare così bene che potrebbe importami davvero poco se non potessi proseguire oltre!».
Penso proprio che certi paesaggi abbiano un certo effetto sull’animo umano, oltre che essere delle ottime soste!
Ho guardato, di recente, un documentario sulla Nuova Zelanda, e il mio pensiero era andato subito a lui. Mi chiedo dove sia adesso? Magari è a casa, oppure da qualche parte del mondo a macinare chilometri, o come disse un giorno: «Viaggiare in moto è come liberare un puledro purosangue che scalcia per uscire dal recinto: devi lasciarlo andare, per sprigionare tutta la sua energia. Come fai a fermarti? Non puoi!».
Chissà se ha mai consumato i battistrada delle ruote della sua GL 1800, proprio nel Paese di Dio? Appellativo dato al paese neozelandese da un antico Primo Ministro, per la bellezza dello scenario incontaminato di ghiacciai, montagne, grandi spiagge e pascoli lussureggianti (mi sono documentato!).

By (WT/de) Thorsten (Eigene Fotografie; Download from Wikitravel/de) [CC BY-SA 1.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/1.0)], via Wikimedia Commons

Me lo immagino aver volato per una ventina di ore, ed essere atterrato all’aeroporto di Auckland, nell’Isola del Nord; passare una serata a contemplare lo skyline della città che si affaccia sulle due baie, i cinquanta vulcani inattivi circostanti, e alzarsi di buona lena per ritirare il puledro (come chiama lui la moto), per iniziare la moto-avventura nella terra ancestrale dei Maori.
Me lo immagino anche percorrere la Cost Highway (dato che il 35% delle strade sono sterrate) e puntare la Penisola di Coromandel, in cui mare e vento hanno scolpito le coste, come instancabili artisti, in promontori rocciosi e archi di pietra multicolore.
- CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=85056
- Rotorua
Godersi il momento sotto volteggi di aironi e trampolieri, sballottati dai famigerati venti “Roaring Forties”, tipico della latitudine in cui si trova la Nuova Zelanda, dove soffia costantemente il vento. E proseguire verso la fitta foresta nella bellissima baia di Whitianga. Infine, farsi venire la pelle d’oca, 300 km più a Sud, a Rotorua: la “Città sulfurea” – e capitale dei Maori – chiamata così per i suoi geyser, e le sue valli ribollenti fango e vapore dai riflessi colorati. Il tutto incorniciato da un bosco incontaminato.
Con questi pensieri battenti, decido di scrivergli; di solito, è lui che si fa vivo, ma questa volta non voglio aspettare:
«Ciao, Oscar! Da che parte del globo terracqueo sei?».
«Ciao, Nick! Sono a casa. Passa, dai! Mi trovi giù in box».
Dato che ho un po’ di tempo libero, in meno di mezz’ora sono da lui…
Lo ritrovo mentre si prende cura della sua Goldwing, passando accuratamente un panno in microfibra sulla carrozzeria della moto. Mi viene incontro, stringendomi con energia la mano, avvicinando il suo cuore al mio, come segno di fratellanza.
Prende due birre dal piccolo frigo, sistemato all’interno del box, e me ne porge una: non ha bisogno di chiedermi se la voglio, è ovvio che sì! Alla salute, amico! Dopo essersi seduto come un capo tribù sul dorso del suo mustang, e accesa la radio, dalle casse fluiscono le note mistiche e inconfondibili di “Ride of the storm” dei Doors, e pronuncia queste esatte parole:
«Volgi il tuo viso al Sole, e le ombre cadranno alle tue spalle!».
Non so perché lo abbia detto, forse pensava a qualcosa in particolare, forse perché ispirato dalle parole della canzone; fatto sta che mi ha lasciato letteralmente di stucco, perché è uno dei proverbi Maori più belli…
È sempre un piacere, Oscar.
di Nick Murdaca
Energie come usarle – e Una Moto in Norvegia
E’ un vero piacere anche per noi di MotoPier ospitare Oscar il protagonista dei racconti del nostro amico Nick nella rubrica #DREAMandTRAVEL, la volta scorsa ci aveva portati a sognare in Norvegia, lasciandoti sempre con una riflessione sulla vita e vi anticipiamo che non è finita qui.. c’è una sorpresa, questo filo di arianna passerà altri confini e si trasformerà in viaggi nella profondità dell’anima.
Curiosi? Alla prossima e grazie infinite Nick, oramai abbiamo creato una vera e propria saga!!!
Fonti Immagini
Immagine Maori > Di Gottfried Lindauer – J.C. Graham, editor, Maori Paintings: Pictures from the Partridge Collection of Paintings by Gottfried Lindauer. A.H. & A.W. Reed, Wellington, 1965, p54-55., Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2916097
Il piacere è immensamente tutto mio. Sono commosso.
Grazie di cuore.
Alla prossima!
@Nick,
Grazie mille a te!!!