Se ti abbraccio non aver paura – ti regalo un pezzo di cielo!

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“Saremo per tre mesi come l’aria a cercare il bruco blu…”

Questo è uno di quei libri che te li divori in una mattinata, come è successo a me! Ho silenziato cellulari e notifiche, come faccio spesso quando voglio un po’ di pace e desidero perdermi nel silenzio giocoso della lettura. Questo titolo è rimasto tra i libri da andare ad acquistare per parecchio tempo, poi ieri finalmente mi decido! In uno dei miei giri in libreria, mi metto alla vana ricerca del titolo e mi perdo, come sempre! Ci ho messo un po’ a trovarlo. Una gentile inserviente, dopo una lunga attesa, mi indica il tomo e mi accompagna allo scaffale, che, senza farlo apposta, è il primo di una lunga riga di libri coloratissimi.
Appena prendo in  mano il “mio libro” lo perlustro per bene, copertina, colore, odore. Una specie di rituale prima di iniziare la lettura, devo sentire a pelle se verrò rapita, se entrerò in contatto anche attraverso il profumo.
Deciso: lo compro. Mentre mi allontano con il mio pacchetto di libri – questa volta soltanto tre –  mi si avvicina titubante un giovane ragazzo che mi sorride:
Scusi, ma quel libro dalla copertina verde… sull’abbraccio? Mi ha incuriosito, che titolo ha di preciso…? Di cosa parla…?”
Mi giro lo guardo, gli sorrido:
No, figurati… è un libro che racconta la storia di un padre che decide di organizzare un viaggio con suo figlio autistico, lo fa in moto percorrendo l’America fino al Guatemala! S’intitola “Se ti abbraccio non aver paura
Il ragazzo mi guarda, sorridendo ancora… è un po’ curvo, sembra molto timido, ma  ha preso coraggio per porgermi la sua domanda, mi ringrazia un sacco di volte, ancora lo vedo allontanarsi a passo lieve, eccitato per la scoperta, si dilegua tra gli scaffali ricolmi di libri.
A lettura ultimata, ovvero da una mezz’oretta circa, capisco che quell’incontro non è per nulla fortuito: credo che Andrea abbia colpito ancora, così da lontano, senza nemmeno saperlo. Questo libro emana qualcosa di speciale, una emozione che si coglie a tratti, senza pause e senza intervalli, mescolata ai colori che solo chi soffre, chi si sente imprigionato in qualche situazione, può comprendere fino in fondo e forse ancora nemmeno.
E’ un distillato di riflessioni umane dove il peso, se così si può definire, di un viaggio nel mondo della “malattia” (anche qui tutto da definire, da trattare, da crearne i contorni) rimane ancorato alla quotidianità, alle responsabilità di un padre, alle paure della gente che non sa come approcciarsi e alle paure di un genitore che vuole la salvezza per il proprio figlio, la guarigione, il sospiro di sollievo… la speranza, il regalo di un desiderio, che  solo chi vive tutti i giorni può descrivere, non chi sfiora una realtà per una manciata di minuti.

UNA HARLEY PER 9000 KM
Questo viaggio in moto, cavalcando una Harley-Davidson fino alle fauci della America, ha l’entusiasmo di chi cerca di sfiorare la libertà, di regalare un pezzo di cielo, uno spaccato di una realtà, della paura della gente di ciò che non conosce.
Un ragazzo che per esprimersi adotta un metodo diverso dal consueto, abbraccia e tocca la pancia delle persone, perché solo in questo modo instaura un contatto che gli permette di arginare i suoi limiti, le sue difficoltà di controllare gli impulsi, di “raddrizzare il mondo” con i gesti ripetuti e le azioni che dal di fuori non vengono capite, come quella di raddrizzare tutti i cuscini, gli stuzzicadenti o gli oggetti che non abbiano un ordine preciso.
Come si affronta un figlio che ha un problema? Forse cavalcando una moto? Insegnandogli che il mondo non sta nella paura della gente? Nella ignoranza collettiva?
Ma respirando la libertà di un infinito paesaggio! In una educazione al sociale! In un progettare un aiuto concreto, un fare…!

Ho divorato le pagine una dopo l’altra… inizialmente cercavo la libertà del viaggio in moto, del macinare i chilometri, dell’atto irruento del cavalcare una Harley-Davidson con la incoscienza di buttarsi in strade deserte, senza niente intorno, senza certezze, senza meta, senza bussola… per chiedere un riscatto, un risarcimento alla vita e urlare un “Grazie” all’oceano o un vaffa al mondo! Poi pagina dopo pagina, tappa dopo tappa ho avvertito un mondo da colonizzare, il respiro di un padre che tenta in tutti i modi di creare una strada nuova, un contatto con un figlio che vive una realtà “parallela” cosciente in tutto e per tutto di ciò che gli accade intorno, ma con la impossibilità di comunicarlo ed esprimerlo nei modi a noi consueti. Un mondo da scoprire, come una terra inesplorata.
Allora il viaggio comune in moto si trasforma in qualcosa di più profondo, animato da uno spirito infinito, una ricerca del tesoro perduto, dell’anima delle cose.

ANDREA E IL SUO VIAGGIARE
Andrea: “in punta di piedi, l’esitazione di un ballerino, come se danzasse su melodie segrete. Oppure la tensione di un tuffatore, perennemente pronto a lanciarsi dal trampolino. Sembra una sorta di condanna, ma è anche la misura della sua forza.

In un angolo c’è una Harley rossa. Pare una volpe vissuta e ci ammicca...”
La scelta della mitica Harley che li accompagnerà per un lunghissimo tratto del viaggio è finita nella “volpe rossa che ammicca”, l’avreste mai descritta così la vostra Harley-Davidson!!!
S
arà la strada a guidarli: dalla Florida, Alabama, Louisiana, Texas, Amarillo, New Mexico, Colorado, Arizona, Nevada, California, Messico, Guatemala, Belize, Costa Rica, Panama, Brasile… e a partire dalle città, dai deserti, dalle strade che non finiscono mai; sarà la strada a guidarli:  il respiro di una intuizione, a volte qualche gioco proprio lasciato al caso…! Gli amici che prima della partenza si preoccupano, un po’ tra il riso e un po’ seri se Franco, è esperto di moto, sarà in grado di cavarsela in caso di guasti: l’interrogatorio è divertentissimo…! Cosa ne saprà mai di fasce elastiche, pistoni a cielo cupo, grippaggio, spistonamento… e lui risponde un po’ incredulo.. forse lo spistonamento è la stessa sensazione che prova quando teme di perdere Andrea, quando si allontana e non lo trova più.
E Andrea come vive tutto il viaggio? Il sogno del padre? Le sue risposte arrivano disarmanti, attraverso la comunicazione facilitata, Andrea comunica con il padre attraverso il computer, in totale autonomia adesso, tanto che di recente ne è uscito un libro scritto interamente da Andrea, lui non vive di preoccupazioni inutili, non vuole “domande false” cose che potrebbero non accadere, per dirla in parole povere: perché preoccuparsi per qualcosa che non è ancora accaduto? Niente domande false, grazie. Non si parla di cose che non sono successe. E infatti è vero! Che senso ha?
Che senso ha preoccuparsi se la moto si guasterà? Basta che Andrea, come un folletto viaggiante faccia due o tre giri di bacchetta magica intorno alla moto per mettere tutto in ordine e viaggiare sicuri 😀
Il viaggio prosegue tra gli  abbracci di Andrea, che dispensa a tutti, uomini e donne, vecchi e bambini in una semplice democrazia degli affetti, e di reazioni diverse da persona a persona, e le corse di questo padre a spiegare ogni volta che si tratta di “Autistic guy”, gli animi allora si placano, ma non sempre, arrivano le scuse e gli stessi pensieri di sempre, a cui fai l’abitudine, ma forse no.

Forse è vero che possedere molto spazio ti fa pensare di possedere anche molto tempo
Ecco perché si spiega questa voglia di andare, questa voglia di spingersi sempre oltre la strada, l’asfalto, il concetto stesso del viaggio.
Pensare alla sella della Harley. So che dovrei guardarla, pensare a cosa sopporta, immaginare qualche manutenzione…
La sella di una moto, sopporta tutto il peso del viaggiatore ed è quella che ci sta sotto il culo per tutto il viaggio, ci sostiene e ci farà scendere sfatti… è il centro del viaggio, come il centro della vita necessita di cure, di attenzioni, di riparazione.
Un uccello in volo” ecco come si sente Andrea in sella alla moto, abbracciato al padre, con il casco spesso da riallacciare, gli occhi rossi perché si dimentica gli occhiali, i giochi divertenti a rovesciarsi bottiglie di acqua nell’attraversare il deserto per essere sempre viscidi come vermi in mezzo a temperature stellari!
Nessuna tabella di marcia, timbro sulla fronte, firma del controllore sullo specchietto della moto… Noi non avanziamo così, di suggestione in suggestione, di Coyoute Ugly in Coyote Ugly..!

A pagina centotrenta riconsegnano la Harley, mi ero affezionata pure io e pensavo che tutto il viaggio lo avrebbero affrontato su questa volpe rossa un po’ ammiccante, spesso in panne e invece dopo 9000 chilometri la restituiscono, con un bacio di Andrea come se fosse veramente un cavallo “il quattrozampe forte e fidato” che li ha accompagnati in un lungo percorso, annuendo rombante…
Ero partita anche io all’avventura di questo libro pensando di trovare il solito elenco di tappe improvvisate e invece mi sono sentita pervadere dalla gioia e dal dolore, dalla curiosità di sapere come vive le “cose” Andrea… ed è successo qualcosa di incredibile. Ogni volta che mi ponevo una domanda, come ad esempio: “cosa penserà Andrea del dolore, come reagirebbe a vedere qualcuno come lui? Cosa pensa dell’Amore, di un bacio…? Sente, prova?” E scopro di si… si, ad ogni mia domanda e appena pongo il mio quesito, giro la pagina e Franco mi risponde, come se mi avesse letto nel pensiero.
E’ stato un viaggio da brividi, per tanti motivi, che sarebbe da strizzapance raccontarvi.. come dice lui!
Le pagine più strizzapance sono l’incontro con Jorge, pagine che non vi racconterò per non togliervi la dolce struggente  verità che il mondo è solo un piccolo universo dove tutti siamo legati da un filo invisibile, vi racconto solo che Franco impiegherà una quota del libro per contribuire alla costruzione di una casa per Jorge, un ragazzo autistico che vive in una baracca nella foresta del Costarica. E ci è pure già riuscito!!!

IL METODO DEL FARE 
E’ la necessità di trasformare la realtà in qualcosa di unico, di divertente, ho riso di gusto leggendo alcune cose, sorriso a pensare che veramente la vita in certe circostanze è surreale ed è giusto che sia così, perché la realtà è sempre in movimento, in trasformazione e se perdi il senso della risata, hai perso tutto! Andrea ride spesso, spesso il padre gli chiede se è felice. Cos’altro si può volere dalla vita se non la felicità delle persone che si amano? 
Perché intorno alle cose, anche alle malattie si creano dei mondi di paura, di preconcetti, di illusioni… come quello che tutti i ragazzi autistici abbiano doti spettacolari e probabilmente le hanno per il solo fatto di essere se stessi in tutti le loro perfezioni e imperfezioni ma non è detta che sia così… e alla domanda di due turiste sulle doti eccezionali di Andrea alla Rain Man, Franco risponde divertendosi un po’, “dandosi delle arie” raccontando che grazie alle doti di memorizzazione di Andrea stanno elaborando un progetto per salvare i gradini di Venezia dai ladri di gradini!!! Essendo io veneziana di adozione mi sono messa a ridere di gusto…!

Sono partita anch’io in questo viaggio con Franco e Andrea, sono sbarcata in America, passata in Brasile, sentito il fumo dei rituali dello sciamano e in un certo modo ascoltato l’aria sull’asfalto in sella alla Harley-Davidson, ho avvertito la voglia enorme, il desiderio straripante di questo padre nel voler regalare un mondo al figlio, un futuro in cui potere essere accettati e non solo… una voglia incredibile di mostrare le cose belle che si fanno sul sociale e di entrare in empatia, di mettersi nei panni di chi ha delle difficoltà.

Cosa vorremmo che gli altri facessero con noi se fossimo in quella situazione?
Forse abbiamo solo bisogno di una parola, un attimo di attenzione, di una amicizia.
Non farsi domande, ma fare qualcosa!
Non aspettiamo che siano gli altri ad iniziare, diventiamo noi la prima goccia.
Infatti Franco sogna una educazione sociale, a partire dalla scuola elementare che induca tutti a regalare del tempo, qualche ora soltanto, una volta al mese, ad una persona in difficoltà e io allargo il concetto: non cercate solo chi è affetto da autismo, ci sono migliaia di realtà di sofferenza, aprite gli occhi e cercatele, nel vostro vicinato, nel quartiere, nella scuola, al lavoro. Basta poco! Una parola, un gesto vero.. non compassione, ma vera amicizia.

UN PEZZO DI CIELO
Ed è come se aveste regalato anche a me “un pezzo di cielo…” E io aggiungo, con “tre orizzonti, o forse più”.
Grazie…

Mary
Staff MotoPier 

P.S.
Dedico la mia recensione a questo splendido libro, a tutte le persone che si sentono sole in un momento difficile, perché non bisogna mollare MAI…! L’amore è sempre lì alla nostra portata… tutto si puo’ trasformare da un momento all’altro, è tutto un divenire, crediamoci! 

Se ti abbraccio non aver paura di Fulvio Ervas Franco e Andrea Antonello

Franco Antonello, papà di Andrea si racconta per un anno e mezzo allo scrittore Fulvio Ervas, conosciuto per caso in un bar; racconta il viaggio di 123 giorni e 38.000 km organizzato per il diciottesimo anno di Andrea. I racconti si fanno così emozionanti che passo dopo passo da appunti di viaggio si trasformano in un libro, in punta di piedi, scritto in modo delicato e appassionato da Ervas che ne ha ricucito tutti i dettagli in un romanzo ricco di Anima e di riflessioni.
Franco è il presidente della fondazione “I Bambini delle Fate” con la quale si occupa di progetti in favore e in sostegno alle famiglie che hanno a che fare con l’autismo.
Si può aderire sia come impresa, sia come privati, in questo caso nel progetto “SporchiamociLeMani” con una specie di adozione a distanza di un progettto di sostegno continuativo. Ogni progetto è costantemente monitorato con pubblicazioni in quotidiani importanti in cui vengono pubblicate le adesioni, i progetti e dove finiscono i soldi e stanziati dei fondi per la ricerca sull’autismo.
Un modo energico, positivo per trasformare ciò che ci accade, trovare sempre la forza per proseguire: FARE QUALCOSA di utile e creare un futuro!

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